La cugina “esperta di marketing” e altri miti moderni
Perché fare due post su Instagram non ti renderanno la prossima Nike (spoiler: serve strategia)
Nel magico mondo del marketing, sembra che tutti abbiano la ricetta segreta per far esplodere il proprio business. “Ma sì, cosa ci vuole? Mia cugina fa i post su Instagram e ha centinaia di like, perché non lo può fare anche per la mia azienda?” Ah, il mito della “cugina che sa fare marketing”.
Peccato che mettere insieme un post con una foto carina e qualche hashtag non significa gestire una strategia di marketing, così come fare una passeggiata nel parco non equivale a correre una maratona.
Facciamo chiarezza: il marketing non è un passatempo per social media amatoriali, ma una disciplina seria, che richiede competenze, esperienza e un aggiornamento costante. Certo, chiunque può pubblicare un contenuto sui social o scegliere il colore di un logo, ma riuscire a fare in modo che quel contenuto porti risultati concreti è tutta un’altra storia. Come si dice? Il diavolo sta nei dettagli e nel marketing quei dettagli sono strategia, numeri e una profonda comprensione delle dinamiche del mercato.
L’analisi strategica: la fase zero che nessuno considera
Parliamoci chiaro: tutti amano parlare di marketing, ma quando si arriva alla fatidica domanda “hai fatto un’analisi strategica?”, spesso vedi spuntare sul volto delle persone quello sguardo vuoto da “eh?”. Certo, perché sembra facile: pubblichi qualche post, metti un po’ di pubblicità qua e là e magicamente il successo ti piove addosso. Un po’ come pensare che, per organizzare una vacanza, basti scegliere una destinazione e prenotare un volo.
Non importa se non hai mai guardato il meteo, se il tuo budget non copre neanche la colazione o se hai scelto un albergo in una zona “Non ci sono trasporti pubblici, buona fortuna!”. Finirai per camminare sotto la pioggia con una baguette fredda in mano, chiedendoti dove hai sbagliato.
L’analisi strategica nel marketing è esattamente quel tipo di preparazione che nessuno vede, ma che fa la differenza tra un piano destinato a decollare e uno che ti farà schiantare dopo pochi metri.
Facciamo un esempio concreto: quando compri una macchina nuova, non ti limiti certo a scegliere il modello solo in base al colore della carrozzeria (a meno che tu non sia un temerario senza alcun rispetto per il tuo portafogli). Ti informi, confronti modelli, consumi, prestazioni, cerchi di capire se quel motore ti farà arrivare in capo al mondo o ti lascerà in panne al primo semaforo. Beh, nel marketing funziona allo stesso modo. Non puoi buttarti a occhi chiusi solo perché hai visto una bella campagna della concorrenza o hai avuto un’idea geniale mentre facevi la doccia.
L’analisi strategica è quella fase fondamentale che ti salva dal fare scelte sbagliate. È quando si tirano fuori i numeri, si analizzano i trend, si studia il comportamento dei clienti e si soppesano i pro e i contro. È qui che si decide se la tua campagna ha le gambe per camminare, o se, come quella macchina scelta solo per la vernice metallizzata, ti lascerà a piedi dopo pochi chilometri.
Insomma, senza una solida base strategica, sei destinato a girare a vuoto.
Eppure, è proprio questo il punto che molti trascurano, perché diciamocelo: non è figo. L’analisi strategica non ha l’allure di un post virale, né l’immediatezza di un banner accattivante. È fatta di numeri, dati, proiezioni, report infin
iti e, sì, tanto studio. È quel lavoro nascosto che nessuno noterà mai, tranne te, quando vedrai i risultati (o la loro assenza).
È un po’ come quando prepari una torta: puoi metterci tutta la panna e le decorazioni che vuoi, ma se ti sei dimenticato di far lievitare l’impasto, alla fine avrai solo un disastro spugnoso coperto di zucchero.
Bello a vedersi, forse, ma completamente inutile.
Ma perché è così importante? Perché ti evita di buttare tempo e soldi in scelte che sembrano brillanti, ma che non portano a nulla. Senza analisi strategica, è come lanciarsi dal trampolino senza controllare se c’è acqua nella piscina. Può sembrare
tutto divertente all’inizio, fino al momento in cui ti schianti a terra. E se pensi che tutto questo studio sia noioso e superfluo, ricorda: le migliori decisioni si basano sui dettagli invisibili. Pensa agli chef stellati: non cucinano a casaccio. Sanno esattamente quanta temperatura serve per cuocere il filetto alla perfezione e conoscono ogni singolo ingrediente che mettono nel piatto. Ecco, il marketing funziona allo stesso modo: se non sai cosa stai facendo e perché lo stai facendo, il rischio è che tutto vada a finire come una cena bruciata. Ma almeno lì, puoi sempre ordinare una pizza.
Quindi, prima di lanciarti nell’ennesima “grande idea” di marketing, chiediti: hai fatto i compiti? Hai studiato i dati, i competitor, il tuo target? Se la risposta è no, allora sei già sulla strada per il fallimento. Senza un’analisi strategica ben fatta, tutto il resto sarà solo fumo negli occhi e panna montata senza sostanza.
Il piano editoriale: non basta riempire il calendario
Ah, il piano editoriale! Basta dirlo, e immediatamente qualcuno alza la mano dicendo: “Ma sì, posso farlo io, prendo qualche spunto da Pinterest, metto in fila due o tre post su Instagram e siamo a posto per la settimana”. Semplice, no? Come preparare una cena con gli avanzi del frigo o improvvisare un discorso in una riunione di famiglia: cosa potrebbe mai andare storto? Peccato che il marketing non funzioni così. Creare un piano editoriale non significa buttare giù qualche idea a caso tra un caffè e l’altro. Serve ben altro.
Diciamolo chiaramente: l’idea che il marketing si riduca a “buttare contenuti in rete” è uno dei più grandi fraintendimenti del nostro tempo. È come pensare che costruire una casa consista solo nell’alzare i muri e dipingerli di un bel colore senza badare a fondamenta, impianti o, sai, a un tetto. Ed è qui che il mito del “lo può fare chiunque” esplode. Davvero vogliamo credere che un piano editoriale si riduca a compilare un calendario di post con immagini carine e qualche frase a effetto? È come credere che scrivere un libro significhi semplicemente riempire 200 pagine con parole messe lì a caso.
Ecco il problema: molti confondono il fare marketing con il semplice “far parlare di sé”. Come lo zio che, alla cena di Natale, urla più forte di tutti per farsi notare, raccontando aneddoti che nessuno ha capito né vuole ricordare. Certo, si è fatto sentire, ma cosa ha ottenuto? Esattamente niente. Nel marketing, è lo stesso. Non basta gridare. Non basta riempire la bacheca di post ogni giorno. Se il messaggio non è chiaro, mirato e studiato, è tutto rumore bianco.
Un piano editoriale serio è il risultato di una visione strategica, di obiettivi chiari e di una comprensione profonda del tuo pubblico. Non è qualcosa che si può improvvisare. È come organizzare una festa. Non basta mandare inviti a caso e sperare che la gente si diverta. Serve pianificare tutto, dai dettagli del menù alla playlist musicale, dai giochi alla disposizione dei tavoli. Se non fai le cose con attenzione, finirai per avere ospiti annoiati che non vedono l’ora di scappare a casa (e che sicuramente non torneranno alla tua prossima festa).
Un buon piano editoriale fa lo stesso con i clienti: non li bombarda solo per farsi notare, ma li coinvolge, li fa sentire parte di qualcosa. Si pianificano i contenuti in modo che ogni post, ogni immagine, ogni video abbia uno scopo preciso e parli direttamente alle esigenze, ai desideri, alle curiosità delle persone. Non si tratta solo di “esserci” o “farsi vedere”, si tratta di creare relazioni.
Ma perché sembra così difficile capire questo concetto? Perché, per molti, il marketing sembra ridotto a una questione di quantità: più post, più visibilità. Sbagliato! Come nella vita, la qualità batte sempre la quantità. Metti 100 post non mirati e poco curati, e la gente scorrerà via senza neanche accorgersene. Metti 5 contenuti pensati, di valore, creati con una strategia chiara e improvvisamente catturi l’attenzione di chi ti interessa davvero. È come parlare con qualcuno che ti guarda negli occhi e ti ascolta davvero, invece di chi ti urla contro mentre sei già a metà strada verso l’uscita.
E gli obiettivi? Quasi dimenticavo! È come organizzare quella festa, di cui parlavamo prima, senza avere la minima idea del perché la stai facendo. Vuoi solo vedere gente? Vuoi raccogliere fondi per una buona causa? Vuoi fare networking? Senza obiettivi chiari, il tuo piano editoriale non è diverso: è come camminare su una corda tesa nel vuoto. Non basta riempire lo spazio, devi avere un’idea precisa di cosa vuoi ottenere. Vuoi più engagement? Più lead? Vuoi posizionarti come leader di settore? Questi sono i fari che guidano ogni contenuto che metti fuori e, senza di essi, è come navigare nel buio. Buona fortuna.
E poi c’è la questione del pubblico. Per chi stai scrivendo? Ti immagini davvero che il tuo post su “le 10 migliori serie TV del momento” interesserà a tutti i tuoi clienti? Conoscere il proprio pubblico è fondamentale, perché ogni post deve parlare a loro, non a te, non alla tua azienda. Immagina di andare a una cena e parlare solo di te stesso per due ore. Non importa quanto tu sia interessante, a un certo punto, la gente si stancherà. Nel marketing, accade lo stesso: se non offri qualcosa di rilevante per chi ti segue, finiranno per ignorarti.
L’aggiornamento costante: il marketing cambia ogni giorno
Chiunque dica che il marketing è “sempre lo stesso” non ha ben chiaro di cosa sta parlando. Se pensi che una campagna pubblicitaria che ha funzionato cinque anni fa possa ottenere gli stessi risultati oggi, sei completamente fuori strada. È un po’ come tirare fuori il tuo vecchio Nokia 3210 e cercare di impressionare qualcuno con Snake. Certo, è nostalgico, ma nel frattempo tutti gli altri sono passati agli smartphone, e tu sei rimasto a inviare SMS in un mondo di messaggi vocali e videochiamate.
Il marketing è una bestia in continua evoluzione. Ogni giorno nascono nuove tecnologie, cambiano le abitudini dei consumatori e si affermano trend inaspettati. Prova solo a immaginare cosa significhi non aggiornarsi in questo contesto. Sarebbe come continuare a consigliare la dieta a base di bistecca e burro di qualche decennio fa, mentre tutti intorno a te si sono spostati su opzioni vegane, gluten-free e smoothies. O peggio ancora, sarebbe come portare un rullino fotografico a sviluppare in un negozio che non esiste più, mentre tutti scattano foto con il cellulare e le postano su Instagram in tempo reale.
Fare marketing oggi significa stare al passo con tutto questo, e no, non è un gioco da ragazzi. Perché, diciamolo, tutti abbiamo quell’amico che ha seguito due tutorial online e ora pensa di essere un esperto di marketing. Ma fare davvero marketing richiede ben altro che saper usare un’app per modificare le foto o mettere due hashtag azzeccati sotto un post. Pensi che basti quello? È come credere di poter fare il pasticciere solo perché hai cucinato un paio di muffin la domenica mattina. Carini, ma non esattamente la stessa cosa di gestire una pasticceria stellata.
Il marketing richiede aggiornamento continuo. Non parliamo di dare un’occhiata ogni tanto a qualche news o post su LinkedIn. Parliamo di studio, di ore passate a leggere report sui nuovi algoritmi di Google, di analizzare cosa funziona su Instagram oggi (spoiler: domani sarà già diverso), o di confrontarsi con altre persone del settore che stanno vedendo cambiare il mercato in tempo reale. È un lavoro che non finisce mai e, chi è davvero bravo nel marketing, sa che la chiave del successo sta nel non smettere mai di imparare.
Facciamo un esempio più concreto: immagina di essere un medico. Hai studiato anni per ottenere la tua laurea, e ora credi che quel titolo ti basti per il resto della carriera? Ovviamente no. La medicina evolve, escono nuovi farmaci, cambiano le terapie. Se smetti di aggiornarti, ti ritrovi a prescrivere rimedi superati e inefficaci, mentre i tuoi colleghi stanno già usando le tecnologie più all’avanguardia. Ecco, nel marketing è la stessa cosa. Ci sono strumenti e strategie che solo ieri sembravano rivoluzionari e che oggi sono già obsoleti. Se non ti aggiorni, stai semplicemente giocando a un gioco che è già cambiato mentre eri distratto.
Ed è per questo che affidarsi ai professionisti del marketing non è solo una buona idea, è un’assoluta necessità. Loro non sono quelli che “hanno qualche ora libera e vogliono fare qualcosa di creativo”. Sono persone che studiano il mercato, le dinamiche, i dati. Sono quelli che sanno che un post su Instagram non è solo un’immagine carina con una didascalia azzeccata, ma che dietro ci sono ore di analisi, test, report e strategia. Sanno come funziona il targeting degli annunci, perché quel particolare Social potrebbe essere il canale giusto per un certo brand o perché improvvisamente tutti parlano di intelligenza artificiale. E sanno che ciò che funziona oggi potrebbe non funzionare più domani.
Il marketing non è un mestiere per chi si accontenta. È un campo per chi è curioso, per chi ha sete di conoscenza e voglia di restare sempre un passo avanti. Non è un hobby e non è certo qualcosa che si può improvvisare. Hai mai provato a montare un mobile IKEA senza leggere le istruzioni? Sicuramente hai pensato, “ce la posso fare da solo”, e ti sei ritrovato con pezzi avanzati e un mobile instabile. Ora immagina di fare lo stesso con la tua azienda. Forse la prossima volta ti affiderai a chi sa davvero cosa sta facendo.
Fare marketing oggi non significa solo “fare qualcosa di creativo” e non è certo un lavoro che puoi affidare alla prima persona che passa e che ha seguito qualche corso online. Richiede competenza, aggiornamento costante e una visione chiara di cosa sta succedendo nel mondo. E se vuoi che il tuo brand resti rilevante e competitivo, l’unica scelta sensata è affidarti a chi vive e respira queste dinamiche ogni giorno. Perché, nel marketing, fidarsi dei consigli della cugina che non ha mai studiato o vissuto di persona il mondo della comunicazione è come decidere di seguire la nuova ‘pecora nera’ della famiglia: finisci a brucare l’erba in un campo desolato, mentre il resto del mondo trova pascoli verdi.
La promozione: non solo creatività, ma anche tecnica (e un bel po’ di investimenti)
Se ancora non fosse chiaro, fare marketing non è affatto quel gioco da ragazzi che tutti credono. Non è sufficiente avere una bella idea creativa, pubblicare un post sui social e aspettare che magicamente il mondo inizi a parlare del tuo brand. Se fosse così facile, saremmo tutti famosi come Chanel o Nike, giusto? Eppure, c’è ancora chi pensa che basti pubblicare un paio di contenuti in organico per diventare la prossima superstar del mercato. La realtà è un po’ diversa, e – sorpresa! – richiede molto di più.
Hai presente quei grandi brand che conosciamo tutti perfettamente, tipo Apple, Adidas e Samsung? Ecco, proprio loro, quelli di cui sappiamo già tutto, che non hanno certo bisogno di presentazioni, investono miliardi in pubblicità. E allora viene da chiedersi: ma se loro, che non devono nemmeno sprecare fiato a dire chi sono, spendono una fortuna in sponsorizzate, davvero pensi che per te basterà un post organico ogni tanto per spaccare nel mercato? Spoiler: no, non basta. Se non ti fai vedere, se non investi in visibilità, nessuno ti noterà, nemmeno tua madre.
La pubblicità non è solo creatività, è soprattutto tecnica, strategia e un’ottima gestione delle risorse. Sì, la creatività conta eccome – nessuno vuole vedere la solita roba noiosa – ma senza la capacità di gestire tecnicamente una campagna pubblicitaria, quella creatività rimane chiusa nel cassetto. O peggio, raggiunge le persone sbagliate.
Torniamo ancora alla festa che stavamo organizzando prima: l’hai organizzata alla perfezione, sai il motivo per cui la stai facendo, ma hai inviato gli inviti alla lista degli ospiti sbagliata. Risultato? Ti ritrovi con gente che non sa chi sei, cosa vuoi e a cui non importa nulla di te.
Quando parliamo di social media, è qui che il discorso diventa interessante (e anche un po’ tecnico). Pensi davvero che la tua splendida idea di postare un’immagine con un paio di hashtag possa competere con le campagne ultra-targetizzate di brand come Nike, che utilizzano strumenti di marketing avanzati per raggiungere esattamente la persona giusta, nel momento giusto, con l’offerta perfetta? Senza pubblicità sponsorizzata, il tuo post rischia di annegare nell’oceano di contenuti in cui tutti, dai grandi colossi alle piccole e medie imprese, si stanno tuffando. E senza un budget, anche minimo, che sostenga il tuo messaggio, è come urlare nel deserto.
I numeri parlano chiaro: solo negli ultimi 5 anni, le aziende hanno speso più di 673 miliardi di dollari in pubblicità sui social. E non parliamo solo di aziende che devono farsi conoscere, ma di brand che hanno già un nome affermato, eppure continuano a pompare denaro in sponsorizzate. Perché? Perché sanno che rimanere visibili è fondamentale.
Facciamo un esempio più concreto, che riguarda la vita di tutti i giorni. Immagina di aprire un ristorante. Hai il miglior chef, i piatti sono favolosi, l’atmosfera è perfetta. Ma se nessuno sa che esisti, pensi che il solo profumo che esce dalla porta attirerà folle di clienti? No, serve pubblicità. Anche se i tuoi piatti sono memorabili, hai bisogno di qualcuno che faccia sapere al mondo che sei aperto e che quel tavolo che sta per prenotare gli potrà regalare la miglior cena della sua vita. E la stessa cosa vale per la tua presenza online. Un post senza promozione è come quel ristorante deserto, anche se ha la miglior cucina della città.
Ma la promozione richiede anche una gestione tecnica impeccabile. Parliamo di targetizzazione, di ottimizzazione delle risorse, di monitoraggio costante delle performance. Quante persone hai raggiunto? Quanti hanno cliccato? Quanti si sono trasformati in clienti? Fare marketing senza queste domande è come navigare senza bussola. Sì, potresti anche avere fortuna, ma sarebbe una fortuna cieca e non replicabile. I veri professionisti del marketing, quelli che ti servono per far crescere davvero il tuo brand, non si affidano al caso. Studiano i numeri, analizzano i dati, testano diverse strategie, correggono il tiro e lo fanno di continuo.
E non parliamo di investimenti mastodontici per forza. La pubblicità sui social permette a tutti, anche alle piccole realtà, di giocarsela nel grande campo. Vuoi raggiungere il tuo pubblico specifico? I social ti permettono di definire con precisione quasi chirurgica chi, dove e come. Non stai più sparando nel mucchio, ma stai mirando esattamente alle persone che potrebbero essere interessate al tuo prodotto.
Alla fine, la pubblicità sui social non è un’opzione, è una necessità. E no, non è sufficiente pubblicare un bel contenuto organico ogni tanto. Se Chanel spende milioni per mantenersi in vista, chi siamo noi per pensare di poter ottenere tutto senza nemmeno un investimento? Se non vuoi restare un puntino invisibile nell’infinito universo digitale, devi farti notare. E per farlo, servono soldi, strategia e – soprattutto – professionisti qualificati.
Articolo a cura di Valentina Riva